Fitoterapia

La fitoterapia è una forma di terapia antichissima le cui origini risalgono a migliaia di anni fa. In tempi più recenti ne fecero uso per primi i cinesi, gli indiani e gli egiziani, ma è solo intorno al 400 a.C. grazie ai greci che si cominciano a classificare e codificare i vari rimedi erboristici e a utilizzarli per il trattamento delle malattie.

I medici dell’epoca romana prendendo spunto dai greci cominciarono a utilizzare i rimedi erboristici per curare i loro malati e contribuirono notevolmente alla loro diffusione. Discoride, un grande medico di allora, classificò ben quattrocento rimedi a base di erbe descrivendone le proprietà curative nella sua opera “De Materia Medica”, un vero e proprio sistema di cura erboristico che prima ancora della caduta dell’impero romano si sarebbe consolidato nell’intero continente. Inoltre, cosa molto importante, si cominciò a comprendere che le erbe, usate in modo appropriato erano in grado di stimolare le innate capacità di autoguarigione dell’organismo umano. 

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Fu in epoca medievale che la medicina erboristica dovette difendersi dai primi attacchi della classe medica cosiddetta “ufficiale” che in Europa era diventata particolarmente aggressiva  nei confronti di coloro che la praticavano. In realtà dietro questo atteggiamento di intolleranza si trincerava il desiderio di screditare i guaritori che avevano conoscenza delle piante officinali temendo che questi acquisissero potere nell’ambito delle comunità. Da allora la medicina europea assistette a due schieramenti diversi che si contrapponevano, da un lato i sostenitori della filosofia olistica dell’erboristeria e dall’altra i sostenitori della medicina allopatica i quali andavano sviluppando una visione sempre più meccanicistica del corpo umano. Ma dovette arrivare il xx secolo per assistere al vero crollo dell’erboristeria, oscurata dal crescente sviluppo dei farmaci sintetici i quali pare avessero degli effetti “miracolosi” sulle malattie. In realtà ciò che gli scienziati facevano era isolare il principio attivo delle piante in modo che si potesse brevettare come medicinale -cosa che ovviamente non si poteva fare con le piante utilizzate allo stato puro, in quanto patrimonio di tutti-. Nacquero così la morfina, l’aspirina e tanti altri farmaci famosi in commercio ancora oggi. Tutto questo permise alle case farmaceutiche di sviluppare un business enorme e quindi di impiegare parte dei loro guadagni per finanziare scuole mediche dove, naturalmente, non veniva preso in considerazione l’insegnamento dell’erboristeria. Ben presto tutto questo screditò i rimedi erboristici in quanto non sperimentati e quindi considerati di dubbia efficacia. Da qui i contrasti e gli scontri dialettici che ancora oggi stanno alla base di due differenti culture: quella della medicina allopatica che continua a considerare l’essere umano come un assemblamento di parti meccaniche da riparare o sostituire in caso di cattivo funzionamento e quella della medicina naturale che prende in considerazione l’uomo nella sua totalità mirando più che a curare i sintomi a scoprire la vera causa della malattia e a sollecitare con metodi dolci e  non invasi il naturale sistema di autoregolazione che ogni organismo vivente possiede.

Oggi, fortunatamente le cose sono cambiate e il confine che divide la medicina allopatica dalla fitoterapia  -così come anche dalla medicina naturale in genere- tende ad assottigliarsi sempre di più. I medici hanno sempre maggiore consapevolezza dei gravi effetti collaterali causati dai farmaci di sintesi -a fronte di risultati spesso modesti se non del tutto inesistenti-, così come anche i pazienti che, certamente più informati di una volta, reclamano terapie e trattamenti meno pericolosi e invasivi.

In America, la fitoterapia è in rapida ascesa ed è considerata una delle terapie alternative più richieste. In Germania la maggior parte dei medici integra vari approcci fitoterapici nella pratica professionale, ed in Italia - dove eravamo più indietro rispetto a molti paesi europei- sono stati istituiti nelle università corsi di studio in fitoterapia e aperti ambulatori all’interno di strutture ospedaliere dove questa viene praticata come terapia complementare a quelle tradizionali.