Fiori di Bach

Si tratta di trentotto rimedi appositamente preparati, tratti dai fiori. Il metodo è stato inventato dal dottor Edward Bach (1880-1936) medico inglese, che dopo aver esercitato la medicina come patologo e batteriologo, insoddisfatto dai risultati ottenuti dalla medicina ortodossa passò all’omeopatia. Durante la sua attività di omeopata si rese conto che tutti i pazienti che presentavano gli stessi disturbi emotivi, per guarire avevano bisogno degli stessi rimedi, indipendentemente dal tipo di malattia e dai sintomi fisici che questa causava.

Bach sperimentò che il rimedio adatto era quello che meglio si collegava allo stato emotivo del paziente.

I rimedi vengono prescritti per rimuovere quello che Bach riteneva la causa di tutte le malattie: uno stato emotivo negativo. A tal proposito Bach scriveva: “La malattia è essenzialmente il risultato di un conflitto tra l’anima e la mente. Finché la nostra anima e la nostra personalità sono in armonia tutto è gioia, pace, felicità e salute. Quando la nostra personalità è sviata dal sentiero tracciato dall’anima -e ciò accade a causa dei nostri desideri terreni oppure per effetto di un influsso negativo altrui-, allora nasce il conflitto”.

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Bach individuò i trentotto fiori attraverso una ricerca del tutto personale -in parte empirica, in parte basata sul suo intuito-. Durante la sua carriera di medico, Bach aveva sempre basato la sua sperimentazione su metodi scientifici, fino a quando però non sopraggiunse un cambiamento che lo fece diventare estremamente sensibile e intuitivo, cosa che gli permise di sperimentare su se stesso -grazie a un semplice contatto con la pianta-, le virtù terapeutiche che questa possedeva.

Bach classificò i suoi fiori in tre differenti tipologie: i dodici guaritori, i sette aiuti e i diciannove assistenti, e per la loro preparazione indicò due diversi metodi di preparazione.

Nel primo metodo si fanno cadere i fiori della pianta in un recipiente di vetro sottile riempito di acqua pura, facendo attenzione a non immergerli completamente, ma lasciandoli galleggiare. I fiori devono essere in quantità tale da riempire l’intera superficie senza però che si sovrappongano; quindi vengono lasciati macerare al sole per un tempo che varia da due a sette ore a seconda della pianta e dell’intensità del sole e comunque fino a quando non diano segni di appassimento. Questo procedimento serve affinché il fiore trasferisca la vibrazione propria all’acqua sottostante. L’acqua così ricavata viene versata in appositi contenitori con una aggiunta di brandy in pari quantità per la conservazione. Quello che si ottiene è un preparato concentrato chiamato tintura madre dei fiori di Bach: due o tre gocce di tintura madre sono sufficienti per preparare una comune boccetta medica piena d’acqua dalla quale vengono prelevate le dosi da somministrare.

Il secondo metodo è certamente più veloce e pratico del primo: i fiori vengono messi in una pentola di metallo porcellanato e lasciati bollire sul fornello a gas per circa trenta minuti. Dopo averli fatti raffreddare si procede esattamente come prima.